Tra scatole e cicogne
È successo tutto talmente in fretta che nemmeno mi sembra vero. Se mi soffermo a ripensarci, finisco con lo scuotere il coperchio, incredulo. Come ho fatto a cacciarmi in questa situazione?
Ero così tranquillo e spensierato! Mi scarrozzavano a destra e a manca, trasportando le merci più disparate… Non dovevo pensare ad altro che a mantenermi integro e capiente. Invece adesso…
Cari amici, vi do la notizia con gioia, sebbene io mi senta ancora frastornato: tengo famiglia!
Non è facile per nessuno, di questi tempi, avere delle scatole a carico. Eppure, ormai è successo, e non resta altro da fare che darsi una mossa, tirare avanti e cartonare, cartonare sempre.
Non solo due fogli di cartone teso e un’onda
L’altra sera, Taffetà, la mia fidanzatina, ha cominciato a farmi strani discorsi. Diceva di volere dei figli da me.
“I figli? E dove vuoi che io li vada a prendere, scusa?” le chiedevo.
“Ma non devi mica prenderli, Scatolo,” mi rispondeva “li dobbiamo fare insieme!”
“E come li facciamo, di cartone?” domandavo, attonito.
“Beh, a me piacerebbe molto averne un paio in carne e ossa, come fanno gli umani” mi diceva lei, con aria sognante “ma essendo io e te delle semplici scatole, dovremo accontentarci…”
“Ma scusami tanto, Taffetà,” cercavo di obiettare “visto che ci dobbiamo accontentare, come dici tu, non possiamo accontentarci di starcene belli tranquilli, io e te, senza metterci tanti birilli per la testa?”
“Grilli.”
“Cosa?”
“Ho detto grilli.”
“Vuoi pure dei grilli? E che ci devi fare?”
“Ma no! Sei veramente tonto, Scatolo. Si dice grilli per la testa, non birilli.”
“Ah, d’accordo…”
“E comunque, caro mio, ormai è da un pezzo che io e te stiamo insieme…” diceva lei, con aria severa. Quasi minacciosa.
“Sono appena quattro mesi!” puntualizzavo.
“Quattro mesi intensi. È il momento di dare un senso alla nostra relazione!”
“Che senso? In che senso?” le domandavo, sconvolto.
“Allora, dimmi, secondo te perché stiamo insieme?” chiedeva, incalzante.
“Beh…”
“Quindi?”
“Ascolta, Taffetà, io non lo so perché ti vengono questi discorsi complicati. Io sono stanco, ho trasportato merce tutto il giorno…”
“E adesso ti riposi” mi diceva “mentre rispondi alle mie domande”
“Domande?” domandavo preoccupato, “sono più di una?”
“Cominciamo con lo stabilire cosa c’è tra me e te” insisteva.
“E cosa c’è, Taffetà? Ci sono due fogli di cartone teso e un foglio ondulato per ciascuno di noi due!”
“Che risposta del kraft!” rispondeva arrabbiata. “Sei il solito imballaggio!”
“Senti, Taffetà, ma perché fai così? Proprio adesso mi devi tormentare con questi interrogativi?”
“Sì, proprio ora. Se stiamo insieme ci sarà un perché e vorrei riscoprirlo stasera!”
“Questa l’hai sentita alla radio, vero?” le domandavo.
“Uhm…”
“Senti, Taffetà, noi stiamo insieme perché… perché tu sei bella e… e io sono bello…”
“Ah, tu saresti bello?!” domandava, con il suo coperchio rosa leggermente sollevato.
“Beh, ecco, brutto non sono. Altrimenti tu…” mi sentivo in grande difficoltà.
“Cioè, fammi capire, caro Scatolo, vorresti dirmi che due cartoni stanno insieme solo perché si piacciono?”
“Perché si piacciono e perché si vogliono bene, ok?” le dicevo, sicuro di averla messa all’angolo, finalmente.
“Oh! Bravo!” esclamava, entusiasta. “E adesso è il momento di mettere a frutto questo bene, caro il mio Scatolo”
“A frutto?”
“Sì, bisogna concretizzare.”
“Boh!”
“Io voglio una famiglia, Scatolo. Dei figli!”
“Oh, per Santa Cellulosa Martire!” esclamavo, esasperato. “Ma come te li devo fare io due figli?”
“Che ne so io? Inventati qualcosa!” mi ordinava, voltandomi le spalle.
L’affidabilità del vecchio scatolone di cartone ondulato
Non riuscendo a venirne a capo, ho cercato di farmi aiutare da un amico. È un vecchio scatolone strapazzato, che è da tempo in pensione, abbandonato in un angolo del magazzino. Tutti lo chiamano “il Saggio” perché ne ha viste di tutti i cartoni e ne sa una più del cavolo. Anche se non è più in servizio da tempo, nessuno ha avuto il coraggio di gettarlo via o di riciclarlo perché lui rappresenta la vecchia generazione e tutti gli portano rispetto.
“Senti, amico Saggio,” gli ho detto “mi devi procurare dei figli.”
“Per mille imballaggi, Scatolo! Ne ho sentite di cartonate in vita mia, ma questa poi!”
“Eh, caro Saggio, non dirlo a me. La mia fidanzata si è fissata con la storia dei figli. Dice che vuole una famiglia…”
“Ah!”
“Proprio così! E io non so da dove cominciare!”
“Forse ho un’idea…”
“Davvero? Lo sapevo che potevo fidarmi di te, caro Saggio!”
“Fai così: se ti rechi dall’altra parte del magazzino, troverai delle scatoline per bomboniere. Sono bianche e lucide, tanto carine. Sopra c’è scritto “DM imballaggi”. Ne prendi un paio, senza farti vedere da nessuno e te le metti sotto il coperchio. Vedrai che alla tua ragazza piaceranno…”
“Uhm…”
“Che c’è?”
“Non lo so, Saggio. Questo non è un rapimento?”
“Niente affatto, è un’adozione!”
Ed è così che ora sono un padre cartone adottivo…